La musicoterapia per l’infanzia: dai fondamenti alle opportunità per i genitori
Già prima di nascere il bambino sperimenta la musica attraverso la voce e il battito cardiaco della madre; poi il suo orecchio si collega al mondo esterno ascoltando brani musicali, canzoncine e tutto ciò che fa parte del nostro ambiente e del nostro modo di vivere. La musica quindi, oltre a permettere di stabilire un legame affettivo con il bambino, fondamentale per il suo attaccamento al genitore e uno sviluppo sano, lo prepara anche a recepire per poi elaborare parole e frasi: le filastrocche e le rime contribuiscono così allo sviluppo del linguaggio e fanno parte integrante dei metodi d’apprendimento. Ecco perché la musica ha una valenza non soltanto formativa ma anche – ove ve ne sia la necessità – terapeutica.
Una risorsa polivalente
La musica può acquistare e svolgere tanti ruoli: la si può semplicemente ascoltare oppure la si può usare come metodo educativo. La si può produrre, provando il piacere di generare o armonizzare suoni diversi, oppure la si può sfruttare come un mezzo per migliorare, mantenere o ristabilire il benessere fisico o psicologico di una persona. L’obiettivo principale della musicoterapia è dunque quello di sviluppare il potenziale del bambino con l’aiuto della musica, quale fonte di creatività. Nella musicoterapia non c’è nessuna forma espressiva imposta: il terapeuta incoraggia il bambino a esprimersi in modo spontaneo, offrendogli l’opportunità di canalizzare le proprie emozioni in modo costruttivo; l’improvvisazione diventa allora un mezzo per “farsi sentire” in modo diverso. Ovviamente non va dimenticato che lo scopo non è tanto il prodotto finale, ossia la “performance” nell’esecuzione di un brano, quanto il coinvolgimento del bambino in questo processo.
L’ambiente sonoro
L’ambiente sonoro deve essere adatto al bambino: deve essere in grado di farlo sentire sicuro e deve essere stabile, oltre che riparato dall’inquinamento acustico e da rumori inutili e aggressivi che generano confusione e fanno perdere i punti di riferimento. È sempre bene evitare l’esposizione alle alte frequenze, ossia a suoni troppo acuti, e non bisogna superare la soglia di intensità sonora dei 75 decibel, secondo le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, onde evitare possibili danni all’apparato uditivo.
Uno strumento alla portata di tutti i genitori
La musicoterapia trova numerose indicazioni, a partire da disturbi seri come l’autismo o alcune sindromi che compromettono lo sviluppo psico-comportamentale. I suoi fondamenti, però, restano sempre validi: per lo sviluppo affettivo del bambino è infatti molto importante cantargli delle canzoni personalizzate, improvvisate sul momento. In questo modo è come se l’adulto si sintonizzasse con il piccolo: già Platone faceva notare che il comportamento del bambino cambia, acquietandosi, quando ascolta la madre. Il genitore non ha da preoccuparsi oltre misura rispetto all’essere o no intonato quando canta una melodia, perché il bambino è più interessato all’intenzione che quel canto trasmette. Il genitore che non è a suo agio perché si crede stonato può utilizzare un sottofondo musicale. Inoltre ci si può servire di canzoni tradizionali e cambiare le parole per far acquisire ulteriore vocabolario ai bambini.
Alexya Salari
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