L’isopatia
Intervista a Zora Del Buono, pediatra e neonatologa a Bari
L’omeopatia, con il suo vasto armamentario, rappresenta un supporto prezioso nella modulazione della reattività allergica. Alla base della patologia allergica, infatti, c’è un’iperreattività nei confronti di sostanze e strutture diverse da quelle del proprio organismo – il cosiddetto “non self” – ed è pertanto importante accompagnare i bambini nel corso della crescita promuovendo l’acquisizione della tolleranza nei confronti dell’ambiente. Tale obiettivo può essere raggiunto anche con l’ausilio dell’isopatia, una metodica strettamente correlata all’omeopatia dalla quale si differenzia in quanto prevede la somministrazione di una sostanza o agente infettivo che induce o può indurre una malattia, con l’obiettivo di curarla o prevenirla. L’omeopatia, ricordiamolo, si basa invece sulla prescrizione a un individuo malato di un rimedio che ha determinato sintomi simili in un gruppo di volontari sani.
Come si è sviluppata l’isopatia?
Si tratta è una modalità terapeutica studiata da Enderlein, partendo dalla osservazione che nella materia vivente sono presenti microrganismi cellulari che, a seconda del terreno cellulare, svolgono una funzione saprofita, benefica per l’organismo o possono trasformarsi a seguito di stress diventando patogeni. La reintroduzione di forme innocue (“a bassa valenza”) riporta in equilibrio l’alterazione della simbiosi e di conseguenza il quadro sintomatologico.
In cosa consistono i farmaci isopatici?
I farmaci isopatici non sono prodotti di sintesi chimica: si basano infatti quasi interamente su colture di determinati microrganismi non estranei al nostro corpo che vengono opportunamente isolati e diluiti per stimolare la reattività individuale dell’organismo; essi non sono rimedi omeopatici tradizionali, ma costituiscono un’arma per riportare in equilibrio il terreno, sia nelle manifestazioni acute che croniche, facilitando l’azione del rimedio omeopatico.
Come si concilia questo razionale con la realtà biologica dell’ambiente in cui viviamo?
Ciascuno di noi vive in simbiosi pacifica con alcuni microrganismi ed è stato dimostrato che fattori, quali l’inquinamento ambientale e lo stress, possono perturbare questa omeostasi ed attivare l’ingresso di tali microrganismi in un ciclo patogeno, responsabile dello scatenamento di patologie acute e della modificazione della stessa reattività dell’individuo.
Possiamo fare qualche esempio di farmaci isopatici?
Alcuni preparati, quale per esempio Fortakehl, derivato dal Penicillium roquefortii, agendo sul nostro ambiente (milieu) interno ed in particolare sulla disbiosi e quindi sulle nostre modalità di reazione all’ambiente circostante, sono in grado di ripristinare l’originaria condizione di equilibrio.
L’efficacia è vincolata a condizioni particolari?
Questo approccio presuppone una dieta corretta e naturale e si integra in perfetta armonia e sinergia con l’impiego dei probiotici, già convalidato dalla medicina convenzionale, e di oligoelementi quali manganese e rame, nonché di rimedi omeopatici scelti in base alla modalità di reazione peculiare del paziente. Ogni individuo allergico, bambino o adulto, rappresenta infatti un mondo a sé e tende quindi a manifestare la patologia allergica con modalità ed in distretti differenti.
L’approccio isopatico preclude qualsiasi altro rimedio?
Assolutamente no. Va puntualizzato che l’isopatia, al pari dell’omeopatia, non preclude il possibile ricorso ai farmaci tradizionali, ove necessari, ma può offrire il vantaggio di una risoluzione più rapida e radicale dei sintomi, una riduzione delle recidive e un minor ricorso ai farmaci allopatici.
Articolo di Luisa Romagnoni – Omeopatiasalute.it